Una quercia in palestra

Anche questa volta arriva con largo anticipo. Avanza a piccoli passi con scarpe comode spostando il peso sul bastone. Indossa una giacchetta di cotone pesante con grandi fiori stampati su uno sfondo giallo limone. “Non dovrei vestirmi così alla mia età – si giustifica dopo aver ricevuto i miei complimenti – ma mi piace e credo di sapere perché…”. Mi si avvicina per raccontare di aver perso la mamma quando aveva 9 anni, “per tanto tempo mi hanno fatto portare il lutto, sai, allora si usava..” Si ferma, fa una lunga pausa come assorta poi conclude: “Come si fa a vestire di nero una bambina?” 

È la più anziana del gruppo e non perde una lezione di ginnastica. Nonostante le sue compagne di corso siano di gran lunga più giovani, non vuole sconti sugli esercizi. Cambia posizione con i suoi tempi ma trova sempre il modo di farlo riscuotendo l’ammirazione delle altre. Ci tiene a fare tutto in autonomia. “Devo! – spiega – Vivo sola e in qualche modo mi devo arrangiare”.  Mantenersi in esercizio è una questione di sopravvivenza e allora il movimento è strategia, termine che nel suo caso sembra ancora richiamarne l’origine bellica. Stende il tappetino vicino alla sbarra per potersi rialzare aggrappandosi ad essa e conclude la lezione sempre con la stessa frase: “Sento male dappertutto ma ho una settimana per riposarmi”. 

Mi chiedo se la vecchiaia sia una battaglia da combattere ogni giorno con costanza e determinazione. Eppure ciò che mi colpisce di lei non è tanto la fermezza e lo spirito combattivo che tutti ammirano e per cui in palestra viene definita ‘una forza della natura’ ma quella capacità sottile di accorgersi ancora delle cose, nonostante gli occhi tristi e stanchi: la prontezza di accogliere a voce alta il raggio di sole che entra nella stanza quando il gruppo è concentrato sull’esercizio (o isolato dai propri pensieri); il suo invito ad alzare lo sguardo per osservare un nido di uccelli su un albero di città spogliato dall’inverno, mentre ci diamo un ultimo saluto davanti al portone; l’ironia di certe battute sulle sue protesi e l’età avanzata che riequilibrano il peso e la fatica di muovere un corpo antico; non ultima la cura nella scelta dei colori da indossare per riscattare un passato di sofferenza. 

Piccoli episodi che svelano uno spirito leggero, il desiderio di meravigliarsi ancora ogni giorno e una gratitudine presente per tutto ciò che normalmente viene dato per scontato. 

Smettiamo di guardare e ascoltare ciò che ci circonda molto prima che i sensi inizino a perdere progressivamente la loro funzione a causa dell’età che avanza. Dimentichiamo molto presto il miracolo della presenza e della possibilità dell’adesso. Per questo motivo non posso fare a meno di ammirare una persona anziana così ‘attenta’, nel vero senso di ‘tendere verso’.

La osservo eseguire con impegno gli esercizi, la pelle rugosa come la corteccia di una quercia e rami antichi che fanno continui compromessi con gli acciacchi e i limiti del tempo.

E’ un vecchio albero maestro che confida sempre nel respiro e rinnova fronde verdi che sanno ancora danzare leggere nel vento. 

Potrebbe piacerti...

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *