Le mani sono il simbolo del fare, da quello più semplice, della gestualità quotidiana, a quello più creativo e raffinato. Eppure questo fare ha oggi un sapore di antico.
Riflettevo su come questa improvvisa abbondanza di tempo ci abbia permesso di riscoprire una manualità sconosciuta. Molti si sono dedicati a fare con le mani, a cominciare dal pane e dalla pasta. Alcuni sono tornati a dipingere, o a riprendere lo studio di uno strumento musicale, o hanno semplicemente svolto dei piccoli lavoretti in casa. Abbiamo provato a cimentarci anche in ciò che prima delegavamo agli altri.
La modernità ci ha sottratto in gran parte la nostra manualità, che rimane per molti una cosa d'altri tempi, o un semplice hobby.
Le mani sono anche il simbolo del tempo che passa. Sono la parte di noi che possiamo osservare più facilmente, senza doverci guardare in uno specchio.
Muovere le mani, grazie alla loro struttura estremamente articolata, è già di per sé una danza.
Il mio invito di oggi è quello di provare a esprimere la musica con le mani. Come sempre, in piedi, seduti o sdraiati. Iniziamo con una mano soltanto, quella che muoviamo istintivamente, senza pensare se sia la destra o la sinistra. Seguiamola con gli occhi e lasciamo che la sua guida inviti anche il resto del corpo nella danza. Poi proviamo con l'altra mano, senza il pregiudizio che sia meno agile, meno creativa, meno coinvolgente. Infine le due mani danzano insieme, giocando sulle distanze, sul contatto e la lontananza, come un incontro di farfalle. Godiamoci la danza con gli occhi, spettatori senza giudizio.
E' il suono di un clarinetto a guidare le nostre mani e l'orchestra è il nostro corpo.
Al termine, chiudiamo una mano dentro l'altra e restiamo in compagnia delle sensazioni del qui e ora.
W.A.MOZART, CLARINET CONCERTO IN A Major K.622, II Adagio
(La playlist dei brani di DMT IN PILLOLE è sul mio profilo Spotify)
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