
Personalmente, credo che un film ci tocchi, indifferentemente dal fatto che ci sia piaciuto o meno, quando il suo effetto si prolunga nel tempo e per qualche motivo continuiamo a pensarci.
Qualche giorno fa ho visto Song To Song di Terrence Malick, un film dello scorso anno, e qualcosa mi ronza ancora in testa.
I dialoghi e le voci fuori campo sono scivolati via, ma nella rete della memoria alcune immagini sono rimaste come intrappolate.
Malick è un mago nel mettermi di fronte all'immensità della Natura e alla Bellezza, tanto da rapirmi anche su un piccolo schermo, facendomi quasi dimenticare il tema del film. Quando vidi al cinema The Tree of Life (2011) piansi disperatamente e continuai, per tutto il tragitto fino a casa, senza essere in grado di spiegarne il motivo.
I dialoghi e le voci fuori campo sono scivolati via, ma nella rete della memoria alcune immagini sono rimaste come intrappolate.
Malick è un mago nel mettermi di fronte all'immensità della Natura e alla Bellezza, tanto da rapirmi anche su un piccolo schermo, facendomi quasi dimenticare il tema del film. Quando vidi al cinema The Tree of Life (2011) piansi disperatamente e continuai, per tutto il tragitto fino a casa, senza essere in grado di spiegarne il motivo.
Il mistero dell'esistenza e la bellezza assoluta si impongono attraverso le immagini, anche in questo lungometraggio, nonostante la scelta di quattro attori bellissimi e case da sogno che sembrano uscite dalle migliori riviste di architettura. Buffo però: leggo le recensioni su internet e temo di aver visto un' altra pellicola! Personalmente sono stata invasa dalla perfezione dei paesaggi naturali e da un sentimento quasi di tenerezza, rispetto al tentativo, inutile, di eguagliarla con la fama, la ricchezza, la disperata ricerca della felicità dei personaggi della storia.
Mi trovo d'accordo con il critico cinematografico che ha scritto che i personaggi "volteggiano nei movimenti come nelle bolle-sequenze in cui sono rinchiusi". Le loro relazioni sono rappresentate attraverso movimenti, spesso danzati, e sguardi che non necessitano affatto di parole. Il regista fa giocare gli attori sulle distanze spaziali, attraverso la costruzione di coreografie in cui non solo ciò che viene detto è superfluo ma talvolta persino la colonna sonora. Qualcuno scrive che il film è pieno di musica ma non ci ho fatto molto caso. Però "le bolle -sequenze" è una definizione che mi piace, anche se preferisco dare a questa espressione un significato non cinematografico. La nostra vita è un susseguirsi di sequenze, bolle che rischiano di scoppiare per azioni, incomprensioni, parole dette, non dette, o dette nel modo sbagliato, accadimenti esterni, scelte, errori... Forse la felicità e la bellezza a noi possibili stanno proprio lì, in quelle singole bolle e nella loro precarietà in quanto tali. I personaggi danzano tra loro, consumano i loro desideri e i loro drammi, su un palcoscenico così grande da pensare che tutto si perderà senza lasciare traccia. Le arti, tra cui il cinema, non raggiungeranno mai il fine della loro esistenza ma ci aiutano a comprenderne il motivo e a goderne, anche solo per pochi attimi.
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