Quando si parla di "ginnastica dolce" è facile pensare ad una attività motoria, per così dire, "all'acqua di rose". In realtà si tratta di una pratica che prevede di eseguire gli esercizi con consapevolezza, cioè in ascolto di quello che avviene nel corpo, con l'idea che tutto ciò che si muove all'interno di esso si ripercuote sull'intero individuo. Contribuiscono a tale denominazione, quindi, tutte le discipline somatiche basate sullo sviluppo di quella che viene chiamata capacità o sensibilità propriocettiva.
L'aggettivo "dolce", dunque non si riferisce a una riduzione di intensità rispetto all'esercizio fisico ma è un invito a rallentare i tempi di esecuzione, per entrare in una dimensione di ascolto, nel rispetto del proprio ritmo respiratorio.
Mentre una volta la ginnastica dolce era consigliata maggiormente alla terza età e a persone con problemi alla schiena, metodi oggi molto noti, tra cui lo yoga e il Pilates, hanno sicuramente il merito di aver diffuso un approccio più o meno consapevole al movimento a un gran numero di persone di tutte le età.
Personalmente ho avuto modo di conoscere i principi di metodi diversi, lavorando per circa dieci anni in una piccola palestra nel centro di Milano, che offriva solo corsi di ginnastica dolce. Come spesso accade nella vita, ci sono arrivata per caso, iniziando a fare alcune sostituzioni in un'ottica ancora molto legata alla danza. Negli anni ho osservato le altre insegnanti, che arrivavano da ambiti diversi - dalla scuola di Carla Strauss, che all'epoca a Milano era molto conosciuta per la ginnastica, dalla fisioterapia, dalla danza contemporanea e in seguito dallo yoga - e per questo ognuna di loro aveva un approccio al movimento personale e differente. Alcune occasioni di approfondimento offerte dalla palestra e il desiderio di fare esperienze mi hanno portato a raccogliere informazioni, leggere, seguire seminari, integrare e sperimentare subito ciò che andavo imparando su di me e sugli altri, e ad amare i principi di molti metodi, senza sceglierne uno in particolare, perché ritenuti tutti a loro modo efficaci, se eseguiti con piacere e consapevolezza.
Con l'esperienza e l'osservazione ho capito che ogni individuo ha bisogni differenti anche rispetto alla scelta di un esercizio e alla modalità e tempi di esecuzione e per questo non mi sento di dire che ogni metodo sia adatto a tutti. Credo che l'informazione sia un primo passo per diffondere la cultura del movimento e offrire alle persone delle indicazioni per scegliere la propria attività motoria.
Sicuramente le tecniche di ginnastica dolce, se ben guidate, ci invitano a sviluppare una sensibilità che ci permette di stare meglio nel nostro corpo, di ascoltarlo e di accettarne i cambiamenti.
Per usare un paragone molto semplice, dovremmo scegliere il metodo più adatto a noi con lo stesso criterio con cui scegliamo un vestito, perché va bene seguire la moda, ma anche se la commessa ci dice che ci sta benissimo, noi sappiamo che non tutto ciò che proviamo ad indossare è adatto al nostro corpo.
Sicuramente le tecniche di ginnastica dolce, se ben guidate, ci invitano a sviluppare una sensibilità che ci permette di stare meglio nel nostro corpo, di ascoltarlo e di accettarne i cambiamenti.
Per usare un paragone molto semplice, dovremmo scegliere il metodo più adatto a noi con lo stesso criterio con cui scegliamo un vestito, perché va bene seguire la moda, ma anche se la commessa ci dice che ci sta benissimo, noi sappiamo che non tutto ciò che proviamo ad indossare è adatto al nostro corpo.
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