Spesso si sente dire, durante esperienze somatiche, che il nostro corpo è la nostra casa.
Oggi sono stata invitata a condurre un incontro di danzamovimentoterapia con utenti di età differenti, culture differenti, vissuti differenti ma accomunati dal fatto di non avere una dimora in cui vivere. Parlo di persone che hanno perso tutto, o che non hanno mai avuto niente.
E quando non c'è nulla da perdere, anche quella di danzare può essere una prospettiva interessante.
Così hanno danzato, tutti, nel rispetto dei propri limiti, senza cercare consensi o qualcuno da imitare. Danzavano sé stessi, attraverso movimenti e gesti autentici, cercando spazio là dove lo spazio non bastava.
La cosa che mi ha colpito di più di questa bellissima esperienza è che già dalla prima musica proposta hanno iniziato a muoversi, senza imbarazzi, barriere, senza chiedersi che cosa fossero lì a fare o come muoversi e nel cerchio di condivisione hanno regalato rimandi semplici e diretti: "la musica fa muovere e il corpo si scioglie e si risistema un po'... bello, dovremmo farlo più spesso..."
Ecco - ho pensato - questa è la danzaterapia, non c'è bisogno di usare i paroloni che servono a noi terapisti per sentirci riconosciuti nel nostro ruolo.
Mai come oggi mi sono resa conto che le parole fondamentali sono "qui" e "ora" e che
il corpo, la nostra casa, messo in movimento attraverso l'azione della musica, non guarisce, non cancella, non fa miracoli ma ci regala benessere, energia, gioia di vivere, nel preciso istante che stiamo vivendo.
Gli utenti hanno restituito parole profonde, alcuni con la difficoltà di esprimersi in una lingua diversa da quella madre. La musica al suo termine lascia qualcosa in sospeso, qualcuno ha commentato. E allora eccoli di nuovo in attesa di rivivere l'esperienza, ricominciare, con fame di musica.
Da questa esperienza ne esco arricchita e sento di essere portatrice di uno strumento importante.
Non tutti possono permettersi di danzare solo quando sono dell'umore adatto.
C'è chi lo fa per necessità, per entrare in contatto con una parte di sé, per ritrovarsi, perché il suo corpo è il suo unico spazio protetto, la sua unica casa.
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