(Merce Cunningham, "Il Danzatore e la Danza")
Questa frase di Cunningham, coreografo noto soprattutto negli anni '70 per aver rivoluzionato il concetto di spazio nel movimento e che ha collaborato con John Cage, sperimentatore in campo musicale, è per me spunto di riflessione per parlare di spazio e, ancora una volta, di quanto il movimento possa influenzare il nostro sentire.
Relazionandomi con utenze di età molto diverse, ho notato che i bambini, rispetto agli adulti partono da un rapporto con lo spazio diametralmente opposto. Essi conquistano un nuovo spazio molto velocemente, si muovono liberamente senza temere gli incontri (leggi "scontri") con gli altri.
L'obiettivo con i bambini è di portarli a trovare un proprio spazio che si muova con loro, perché possano spostarsi con libertà ma consapevoli di ciò che li circonda, senza farsi male, affinché gli scontri possano diventare incontri.
Una proposta può essere il "gioco della bolla", che deriva dal training teatrale, invitando i bambini a spostarsi, immaginando di stare dentro ad una grossa bolla che scoppia quando si avvicina troppo a quella di un compagno. È importante che i bambini imparino a rendersi conto da soli quando la propria bolla può scoppiare.
Lo spazio per i piccoli è un meraviglioso caos che necessita di conoscere l'esistenza di un ordine come altra possibilità, necessaria all'interno di un gruppo.
Crescere senza perdere la possibilità di gestire lo spazio in autonomia è fondamentale.
Ciò che si osserva all'interno di uno spazio di movimento di un gruppo di adulti è assai diverso e l'obiettivo diventa opposto al precedente.
Le persone adulte generalmente tendono a posizionarsi in un proprio spazio, che rimane, con il susseguirsi degli incontri, il più delle volte lo stesso.
Si muovono all'interno di propri confini che oltrepassano solo se legittimate da un'esigenza coreografica e quindi da qualcosa di preciso e ordinato.
L'obiettivo con l'utenza adulta è la scoperta della possibilità di oltrepassare i confini,
di scoprire che la propria bolla protettiva si può spostare all'interno di una stanza e può esplorare, e che guardarci nello specchio, spesso presente in uno spazio di danza, non è necessario, perché condiziona e toglie la possibilità di creare quel meraviglioso caos che i bambini ci insegnano.
Oltrepassare i confini che tanto danno sicurezza a noi adulti significa anche aprirsi alla possibilità di incontrare l'altro e di danzare insieme.
Tutto ciò necessita della stessa gradualità con cui i bambini scoprono l'ordine.
In quest'ottica, anche una lezione di tecnica di movimento può essere finalizzata anche ad un lavoro sullo spazio relazionale. In questo caso lo specchio è uno strumento di incontro e condivisione.
La maggior parte delle persone si posiziona nello stesso posto ad ogni lezione, protetto da una sequenza di esercizi che si ripete ogni volta. Credo sia interessante proporre momenti in cui i partecipanti sono invitati a muoversi alla conquista dello spazio, a uscire dalla fila per inventare un proprio percorso e incrociare le strade degli altri, rispondere ad un sorriso e sentirsi complici di qualcosa di extra-ordinario, che nasce per caso, qualcosa che va oltre la consuetudine, perché andare oltre l'ordine delle cose si può, in qualsiasi genere di lezione.
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