18 feb 2015

LO STRETCHING INDISPENSABILE

Stretching è un termine che, all'interno di una sessione di movimento, rimanda alla fase dedicata all'allungamento della muscolatura. 
Nelle palestre ci insegnano, infatti, che il corpo non va solo potenziato ma anche allungato, e che la costanza premia. 
In un'ottica olistica (cioè che considera l'unità di Mente, Corpo, Spirito), dedicarsi allo stretching può assumere nuovi spunti. L'ho scoperto negli anni, dopo aver superato la frustrazione di non riuscire ad ottenere i risultati sperati, a causa di un corpo lungo ma dotato di scarsa flessibilità innata. Oltre alla difficoltà nel confronto con gli altri, c'era allora la paura di dover rinunciare, per questo motivo, alla danza.

Oggi ritengo fondamentale spiegare già ai bambini che 

ognuno di noi è fatto in modo diverso, con i propri limiti e le proprie potenzialità, e che muoversi è una meravigliosa scoperta, senza obiettivi precisi o modelli da raggiungere a tutti i costi. 

Un tempo allungarsi durante una lezione di danza significava trattenere il dolore, mentre l'insegnante spingeva con le mani sulle parti del corpo più resistenti. Oggi si fa maggiore attenzione, perché la scienza ci informa che, quando un muscolo viene allungato, specialmente in maniera brusca, suscita una risposta neuromuscolare inversa: si ritira in direzione opposta.

Per gli sportivi, per anni ha dettato legge Bob Anderson ("Stretching", 1975) che, mettendo fine alla sopra citata "tecnica del rimbalzo", invitava a diverse fasi di tensione, per permettere al muscolo di rilassarsi. Questa è una tecnica ancora molto in voga, ma pratiche somatiche alternative hanno introdotto nuovi strumenti, come l'utilizzo dell'immaginazione, che, grazie a diversi contributi, da Mabel Todd (padre dell'ideochinesi) ad Eric Franklin, permette cambiamenti corporei, se praticata con fiducia. E là dove c'è un mutamento esteriore corrisponde un riflesso all'interno (così come avviene il contrario).

Nella antica pratica dello Yoga, oggi molto diffusa, il dialogo tra esterno e interno avviene attraverso il respiro: espirando ci allunghiamo e inspirando godiamo del mutamento raggiunto, fino ad arrivare agli asana, o posizioni, in cui l'immobilità esterna porta a cambiamenti a livello profondo. Ciò avviene nel momento in cui, oltre alla stabilità della posizione, si raggiunge una condizione di assenza di sforzo.

Scrive Masunaga nell'introduzione al suo libro "Zen per immagini": "ci deve essere in ogni metodo una qualche modalità speciale che mantenga vivo l'interesse della gente o questa comincerà a stancarsi non appena subentrerà l'abitudine. Ciò che nella vita soddisfa non annoia mai, (...) la persona impara ad assaporare l'esperienza ogni volta di più, perché ogni volta essa ha qualcosa di nuovo da offrire." 

Ecco. Credo sia questa la modalità necessaria per affrontare ogni pratica di movimento. 

Ho citato Masunaga, grande maestro di Shiatsu, non a caso. Egli ha infatti introdotto un metodo che collega lo stiramento di alcune parti del corpo con i meridiani, ossia i canali energetici utilizzati nella medicina tradizionale cinese. Lo schema che propone, facilmente memorizzabile in quanto ogni posizione del corpo ricorda una differente lettera dell'alfabeto, ha dato allo stretching la possibilità di ritrovare il proprio equilibrio interiore. Le posizioni proposte facilitano lo scorrere dell'energia, che egli invita a percepire come "sensazione di vita".

Anche nello stretching, che apparentemente ci vede in posizioni statiche, c'è movimento.

Un movimento che coinvolge tutte le sfere del nostro essere e ci mette in contatto con la nostra vitalità. Ciò rende l'esercizio un'esperienza piacevole che possiamo vivere con soddisfazione. 

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