
Quando siamo stanchi non abbiamo voglia di muoverci. Se ci sentiamo "scarichi", privi di energia, pensiamo sia preferibile e naturale lasciare il corpo a riposo.
Ma ascoltare il corpo non è, a mio parere, così semplice e scontato.
Il più delle volte, infatti, rischiamo di imbatterci in luoghi comuni della mente.
ascoltare la stanchezza, non per rimuoverla o contrastarla ma per stare con essa e vedere che succede.
La stanchezza è senz'altro un limite ma, secondo i principi della DanzaMovimentoTerapia,
imparare a stare con il limite significa sperimentare nuove possibilità.
Qualche giorno fa osservavo, durante una lezione di teatro a scuola, i movimenti di un ragazzino di prima media, presentato da una sua insegnante come "pigro".
In effetti, inizialmente si mostrava alquanto restio a rispondere agli stimoli: occupava sempre lo stesso spazio, mentre i compagni sperimentavano possibilità di spostarsi attraverso diverse modalità dettate da cambi di livello (in piedi, in ginocchio, sdraiati...).
Improvvisamente ha attivato una risorsa nuova iniziando a rotolare.
Ciò che ha suscitato la mia attenzione è stata la sua capacità di utilizzare la sola energia necessaria.
Essa gli ha permesso di muoversi in modo naturale, attraverso la "spirale" di cui parla Feldenkrais e introdotta nelle coreografie dalla danza moderna. Quella che si osserva nei bambini quando scoprono da soli di poter rotolare, per andare alla conquista dello spazio circostante.
Questo ragazzo, stando con la sua stanchezza, è riuscito ad esprimersi in modo semplice e autentico, mentre il suo gruppo classe inventava ogni sorta di spostamento, utilizzando molta più energia di quella necessaria.
Semplicemente era mentre gli altri facevano. Scopriva mentre i compagni inventavano.
Essere e fare sono due modalità differenti in cui possiamo muoverci in uno spazio o nella quotidianità.
Senza che una sia migliore dell'altra. Possiamo scegliere, o affidarci all'energia che abbiamo a disposizione.Come sempre ciò che osservo mi apre ad una visione più generale della vita e, in questo caso, riflettendo sull'episodio, mi sono chiesta
che cosa succederebbe se, ogni volta che rinunciamo a qualcosa, perché non ci sentiamo dell'umore adatto, in piena forma fisica, o all'altezza della situazione, provassimo invece ad affrontarlo ugualmente, con le difficoltà che in quel momento fanno parte di noi.
Forse ciò che ci invita alla rinuncia, o talvolta al contrario, al desiderio di rimuovere il nostro stato d'animo facendo finta di niente, è proprio l'attitudine a stare "sul" limite piuttosto che "con" esso, soprattutto in relazione con gli altri.
Il corpo, ancora una volta, ci insegna che il primo caso ci porta a un "non posso", il secondo caso potrebbe farci scoprire qualcosa di personale, creativo, autentico... qualcosa di nostro.
L'incapacità di uniformarci agli altri, quelli che vediamo sempre in forma, sereni e sorridenti rischia di creare un senso di impotenza e di vuoto.
Forse è esattamente quel vuoto il luogo dove cercare l'energia che manca. Dove cercare noi stessi, nel qui e ora. Dove cercare le nostre possibilità.
E' proprio così
RispondiEliminaA volte serve anche a noi come insegnanti, se quel giorno siamo stanche possiamo impostare la lezione in base a questo, lavorando sul minimo sforzo...
RispondiEliminaSuccede invece a volte che combattiamo la stanchezza con un ulteriore sforzo ( a me succede) invece di lasciarsi andare e lavorare con ciò che c'è...
Alessandra
Anche a me capita di lottare contro la stanchezza quando insegno. C'è da dire però che abbiamo la fortuna di lavorare con un potente serbatoio di benzina: la musica!
EliminaGrande serena mi è piaciuto molto questo articolo sulla stanchezza e movimento.... io penso all ' ora della settimana che mi dedico facendo piscina e ascoltando il silenzio dell' acqua... E faticoso ma mi aiuta tanto a rilassarmi grazie e buon lavoro !!!!
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