"La salute viene dalla gioia nella vita. Un approccio alla salute che non sia piacevole e non riesca a mantenere vivo l'interesse in chi lo pratica, non porta molto appagamento e gioia di vivere" (S. Masunaga)
E' ormai noto da numerosi studi che l'attività fisica regolare diminuisce il rischio di malattie cardiovascolari e di altre malattie, come per esempio il diabete e l'osteoporosi, e ha un effetto positivo su alcuni aspetti del funzionamento mentale ed emozionale. Come in tutte le forme di cura di sé, tuttavia, l'allenamento fisico richiede equilibrio, costanza e una personale capacità di giudizio per produrre risultati positivi. Il rischio, altrimenti, è quello di seguire le mode, senza occuparsi minimamente di monitorare l'effetto benefico della propria scelta fino a inevitabili dietrofront: "Da quando non faccio più Pilates la mia schiena sta molto meglio", "ho dovuto smettere di correre per colpa del mio ginocchio". Il fatto di "incolpare" parti del nostro corpo come se fossero totalmente estranee al nostro essere, oltre a suscitare un atteggiamento rinunciatario, rispetto allo sport e al movimento, rischia anche di denigrare discipline, come quelle citate che, oltre ad andare di moda, realmente portano benefici a molte persone. Ancora peggio quando il nostro criterio di scelta si basa sui giudizi degli altri: "per carità, non fare yoga! Alla mia vicina ha fatto venire la cervicale..." Quante volte mi capita di sentire simili affermazioni, in palestra, nei luoghi pubblici, nelle conversazioni tra amici.
E' ormai noto da numerosi studi che l'attività fisica regolare diminuisce il rischio di malattie cardiovascolari e di altre malattie, come per esempio il diabete e l'osteoporosi, e ha un effetto positivo su alcuni aspetti del funzionamento mentale ed emozionale. Come in tutte le forme di cura di sé, tuttavia, l'allenamento fisico richiede equilibrio, costanza e una personale capacità di giudizio per produrre risultati positivi. Il rischio, altrimenti, è quello di seguire le mode, senza occuparsi minimamente di monitorare l'effetto benefico della propria scelta fino a inevitabili dietrofront: "Da quando non faccio più Pilates la mia schiena sta molto meglio", "ho dovuto smettere di correre per colpa del mio ginocchio". Il fatto di "incolpare" parti del nostro corpo come se fossero totalmente estranee al nostro essere, oltre a suscitare un atteggiamento rinunciatario, rispetto allo sport e al movimento, rischia anche di denigrare discipline, come quelle citate che, oltre ad andare di moda, realmente portano benefici a molte persone. Ancora peggio quando il nostro criterio di scelta si basa sui giudizi degli altri: "per carità, non fare yoga! Alla mia vicina ha fatto venire la cervicale..." Quante volte mi capita di sentire simili affermazioni, in palestra, nei luoghi pubblici, nelle conversazioni tra amici.
Dunque, se siamo
intenzionati a trovare davvero l'attività più adatta alla nostra persona, cosa
e come cercare?
Seguire il consiglio di un
amico può essere un punto di partenza, se crea curiosità, ma non un criterio di
scelta, così come frequentare la palestra sotto casa, per pura comodità.
La cosa migliore, a mio
parere, è investire un po' di tempo in questa ricerca: se siamo davvero
convinti di iniziare un'attività motoria, attiviamoci! All'inizio dell'anno
scolastico numerose palestre e centri sportivi offrono la possibilità di
provare delle lezioni. Approfittare di ciò non significa fare delle lezioni
gratuite per un mese e poi basta (c'è chi lo fa!) ma può permetterci di
scoprire la disciplina che più ci appartiene. Come facciamo a scoprirlo? Una
soluzione può essere quella di provare a rispondere a poche e semplici domande
come, per esempio: "Mi piace? Come mi sento durante e dopo la
lezione? Qual'è il mio livello di motivazione?"
Teniamo innanzitutto
presente che nel periodo dell'inizio dei corsi siamo da poco rientrati dalle
ferie, durante le quali, avendo la mente più libera di pensare a noi stessi,
può nascere il buon proposito di volersi dedicare ad una attività fisica, per
far fronte ai cambiamenti dovuti al peso, all'età, o a uno stile di vita
sedentario. E' da considerare, però, che durante il resto dell'anno siamo
totalmente immersi nel lavoro, spesso fonte di stress, negli impegni familiari,
talvolta in imprevedibili problemi e difficoltà che ci riempiono la mente e che
minacciano continuamente il nostro equilibrio psicofisico. Tenendo conto di
ciò, scegliere l'attività giusta, significa frequentare un corso o praticare
anche da soli con costanza un'attività che ci piace, che ci fa stare bene e ci
permette di scaricare lo stress quotidiano o addirittura di affrontare le
difficoltà in un atteggiamento nuovo. Il livello di motivazione si misura
proprio da questo: se permettiamo alla quotidianità di prevalere sull'impegno
di fare un'attività fisica, oppure se
riusciamo a sfruttare quest'ultima come risorsa per affrontare tutto il
resto. Se cominciamo ad inventarci scuse per rimandare, aspettando il momento
ideale per riprendere, è probabile che l'attività scelta non sia proprio quella
più adatta a noi al momento. L'invito è allora quello di cambiare, riprendere
la ricerca di qualche disciplina più rilassante, o più movimentata, o più
divertente, o più meditativa, a seconda dei nostri bisogni. Quando troviamo una
fonte di benessere e quindi la motivazione vera per perseverare con costanza, anche quell'unica ora alla settimana che abbiamo deciso di dedicarci, tutte le
altre variabili, come orari e luoghi, passano in secondo piano: posso
testimoniare di persone che attraversano la città, o riorganizzano l'intera
settimana, spinti da una forte motivazione.
Una variabile da
considerare, invece, qualora la scelta ricada su un'attività di movimento che
prevede una guida, è il livello di gradimento e di conseguenza di fiducia nei
confronti dell'insegnante. Praticare un'attività che amiamo ma con un
insegnante che non ci convince non ritengo possa essere totalmente positivo.
Ciò non significa mettere in dubbio la sua professionalità, ma se possiamo
scegliere un medico, perché non scegliere anche l'educatore corporeo,
attraverso qualsiasi criterio, purché soggettivo?
Dal punto di vista
professionale - e qui mi rivolgo ai colleghi che si occupano di educazione
fisica e discipline somatiche - ritengo importante riconoscere con umiltà che
ciò che proponiamo non può rispondere ai bisogni di tutti. Detto ciò, dovremmo
utilizzare la nostra esperienza sempre e comunque a favore del cliente,
attraverso la richiesta e il monitoraggio dei feedback e una visione aperta
sull'unicità degli individui e dei loro bisogni che sia superiore ai nostri
interessi, affinché la nostra professione possa essere davvero una guida degna
di fiducia.
Trovare benessere ed
equilibrio è una sfida di tutti i giorni e richiede una ricerca continua.
La vita stessa è movimento e attraverso il movimento, quello a noi più adatto,
senza nulla escludere, possiamo anche trovare un valido carburante per il
nostro viaggio.
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